CRONACHE MOLKAYANE
Dicono i lettori...
Matelda Morena Inzigneri
Che ironia! Che intelligente, godibile ironia...sono davvero estasiata.
Dario D'Alessandro
Sono stati pubblicati i bellissimi racconti "molkayani" del geniale musicista Massimo Giuntoli, che completano l'immaginario della terra di Molkaya dopo l'ottimo disco uscito l'anno scorso. Ho avuto il privilegio di leggerli un anno fa e queste erano le mie impressioni a caldo:
E' un'opera-mondo. Sembra un trattatello di semantica e di logica in forma simbolica.
Spesso ho pensato al Kafka de Il Castello, a Carroll e ovviamente ai patafisici.
Scritto benissimo, con uno stile pulito eppure ricco, se ci sono ridondanze sono volute e divertenti, musicali. Potrebbe piacere sia al dotto professore che al più umile dei contadini.
Tutto sembra un gioco enigmistico, il termine Curiosità/Incuriosito ricorre spesso, forse è in tutti i racconti. L'ometto insegna a porsi le giuste domande, o meglio a porle nel modo giusto. Il viandante dà un'altra prospettiva, così come l'uomo col nastro.
Tutto rimanda ad altro(ve). I complementari sono sempre presenti e fondanti: gemelli/e, ponti, archi, sorelle, boccali bifidi, significante e interpretante, salite e discese, finzione e tangibilità.
La fine dell'orecchio (uno dei rimandi a Canterbury) ricorda dei sogni che faccio spesso, dove l'ambiente si stringe sempre più.
Potrei continuare, mi è piaciuto enormemente.
Andrea Carlo Pedrazzini
Sono a pagina 12 e già lo adoro.
Antonio Nitti
Giunto nei pressi dell'instabile confine molkayano, dalle parti di Campo Cappello, esattamente dove l'uomo con i righelli sinuosi aveva trovato quel frammento di spartito, mi sono reso conto che erano passate solo poche ore da quando avevo iniziato il mio viaggio in Molkaya.
Ho divorato questo libro in un unico boccone, quasi senza prendere fiato...e mi è parso una sorta di compendio di tutto quanto s'è frullato nel mio non più giovane cervello in termini di letture, musica, immagini, in un gioco di rimandi benefico assai...Come non ringraziare l’autore per questo salvifico appiglio contro i marosi delle brutture in corso sul pianeta?!??!??
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C’è, nelle “Cronache”, una sorta di compendio del sapere dove, la gente come me che ha superato indenne dodici lustri, ritrova le letture e le esperienze vissute nei begli anni della gioventù…ma anche della maturità, che sono stati belli altrettanto, anche grazie all’esperienze giovanili. Questo non vuol dire assolutamente che le “Cronache” sia un libro per vecchi nostalgici. La freschezza del racconto, il linguaggio accattivante, la storia tutta in sé riporta ai Tolkien, ai Carroll, alla Rowling, letture trasversali per generazioni, classi sociali, titoli di studio, esperienze di vita. Provate a farvi un giro attraverso la Molkaya di Giuntoli. Scoprirete un mondo parallelo le cui rette non solo convergono all’infinito, ma si sovrappongono e si confondono così spesso durante il cammino da farla franca anche al confronto con Escher, fino a convincerci dell’esistenza non solo della Molkaya, ma soprattutto dei suoi abitanti, delle sue attività, dei suoi indispensabili “inutensili”. Le “Cronache” di Giuntoli danno vita ad una cosmogonia fatta di luoghi e persone assolutamente plausibili all’interno della quale le citazioni e i rimandi, “occulti o palesi” che siano, hanno diritto pieno di cittadinanza, ne sono a volte la naturale propaggine, oltre a esserne la scaturigine.
Ci sono almeno tre motivi validi per leggere le Cronache Molkayane: primo perché il testo è tangibile prova di grande letteratura; secondo perché la storia che racchiude è parte di un progetto globale che tutto tiene; terzo perché non bisogna smettere mai di far funzionare la fantasia, il motore principale per l’appagamento di qualsiasi desiderio.
Un plauso grandissimo a Cristiano Marti, coraggioso editore a capo di Giazira Scritture, che in Massimo ha creduto pubblicando le Cronache nel suo catalogo. Ho scoperto recentemente l’esistenza di un gran numero di “piccole” case editrici che con la loro solerte attività danno voce e carta ad autori di grande qualità letteraria le cui opere, altrimenti, resterebbero abbandonate nei cassetti delle proprie scrivanie. A loro tutti un riconoscente abbraccio e l’augurio di sempre nove scoperte.
Luisa Lastilla
Ho ricevuto in regalo le “Cronache molkayane” da un amico che non poteva fare scelta più indovinata. Basta leggerne poche righe, per fare un salto e ritrovarsi in un non luogo che ammalia, conquista ed esalta la voglia di levitare, privi di costrizioni di alcun tipo. Una condizione privilegiata oltre ogni dire, ‘oltre’, appunto. Sono stata felicemente travolta da un’immaginazione che non prevede limiti o confini e che sgorga impetuosa e leggera al tempo stesso. Ed è stato facile farsi conquistare dagli appellativi più strabilianti profusi nelle pagine, che riescono a conquistare senza sembrare mai una forzatura del linguaggio. Mi sembra che, per quanto i racconti siano autonomi e dotati di un’assoluta unicità, possano essere vissuti al meglio se sentiti come un insieme, con un intreccio forte fra loro, attraversato da un unico ritmo godibilissimo. Urge un seguito, altro ossigeno per respirare.
Giuseppe Calliari
Ho letto, anzi divorato, questa ricerca di un non-senso per la vita, autentica scorpacciata di fantasia e di scrittura personale. Ho trovato moltissime idee coinvolgenti e stupefacenti, e mi sono posto delle domande:
- nell'esercizio della libertà (un ossimoro?) creativa si incrociano alcuni piani: suggestione del paradosso come scuotimento delle remore, sottotesto significante di ordine psicologico/filosofico, traccia verbale stilisticamente determinata
- parto dall'ultimo aspetto: si traduce in adesione al genere fiabesco, fa uso di un lessico e di una fraseologia coerente al genere, con innesti surreali di designazione di luoghi e personaggi, ma senza alterazioni sintattiche o morfologiche evidenti, senza veri e propri neologismi o giochi paroliberi di ascendenza futurista o dadaista in senso storico
- posso immaginare che tale scelta (la fedeltà a un genere linguistico riconoscibile e trasparente) intenda spostare allo sfondo significante il livello enigmatico, ermetico, simbolico, e dunque cerco di comprendere il senso del nonsenso, l'allusione esistenziale, politica, etica, etc.
- oppure mi abbandono al gusto della fascinazione di un quadro imprevedibile, giocoso, che conserva il calore della fiaba, anche i suoi rischi, le sue ferite, e solo apparentemente mi conduce verso un sottosignificato sul quale indugiare: accolgo l'idea che non ci sia un sotto, un sottinteso, un'intenzione recondita, se non la fioritura di figure variamente oniriche, in cui affiorano come semplici frammenti il tema del doppio, del desiderio, dell'altro, della verità, etc.
Bravissimo lo scrittore in tutto l'equilibrio di fattori (quelli che ho provato a intuire e tanti altri) messi nel gioco, che non dubito però abbia nella sua forte sensibilità empatica per l'umano una serietà ben fondata.
Marina Morbiducci
Caro Massimo, grazie di questa splendida sorpresa, in cui mi sono già potuta imbattere in assoluta anteprima con la ragazza obliqua, i gemelli aderenti, le sorelle oscillanti, la dama in discesa e il giovane dalla memoria in caldo, tanto per citare alcuni degli abitanti delle Cronache: mi sono già affezionata a queste persone, e non vedo l'ora di incontrarle permanentemente in un libro elegante, simpatico e snello. Allora sarà possibile seguirli e accompagnarli nel parco instabile, il sentiero a treccia, su per la Collina Sollevante, facendo una sosta alla Bilocanda, e poi giù, a scapriolarsi, per il Palazzo Relativo e la radura volubile... Passare del tempo con loro, tra gli Inutensili, il Breyngo e lo Szergand. Da lì vorrò contemplare la tua fantastica inventività, contagiosa e cre-attiva!
Brunella Ardit
Ieri, quasi d'un fiato, ho letto le Cronache Molkayane. Da qui, dall'antialtrove, suggerirei a tanti di leggerlo. È vero, come dichiarato in quarta di copertina, è permeato di molta umanità ma nel senso più positivo della parola. Ho riso leggendo diversi racconti ma anche mi sono molto commossa nel leggere ‘La fanciulla stanca’. E che dire de ‘Il fanciullo di profilo’, per me la narrazione dell'amore come ognuno di noi vorrebbe essere amato.
Debora Mancini
Il libro è bellissimo. Sorrido e rido nel profondo, divertita dalle infinite possibilità che i racconti vanno esplorando. I personaggi li trovo forti, carichi e "alti". Uno più bello dell'altro. I luoghi meravigliosi (di meraviglia) . Le storie intense, e anche commoventi, con la loro essenza che emana dalla loro asciuttezza e dai loro significati. Giuntoli regala tanto al lettore. Anche un mondo che secondo me diventa proprio di ciascun lettore, un mondo in cui, più che calarsi, ci si trova a volare ad ali spiegate. Impossibile resistere alla tentazione. Consiglio vivamente tutti di avventurarsi. Tutti in Molkaya.
Silvia Borroni
Sto divorando le Cronache Molkayane, bellissimi i racconti!!!
Ho appena letto la Sala del Raduno, spassosissima.
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Finito di leggerlo ieri.. Me lo sono mangiato in due giorni. Bellissimo!!!
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Esiste un territorio ancora sconosciuto a molti : la Molkaya. Massimo Giuntoli ci porta con sé nell'esplorazione di questa terra, nei suoni della sua lingua e nei suoi pittoreschi personaggi, attraverso 19 godibilissimi racconti. Le Cronache Molkayane ci aprono la mente, ci fanno divertire, ridere e sorridere, ma ci fanno anche riflettere su cose all'apparenza scontate ma che non lo sono affatto...sicuramente non in terra molkayana!